
Capitolo 3
Laura si chiuse la porta alle spalle.
Arricciò il naso e storse le labbra: nella sala gravava un odore stantio.
Si precipitò verso l'armadio che dominava l'arredamento della stanza ed aprì la finestra che vi era accanto. Un refolo di vento giunse a scarmigliarle i folti capelli biondi.
Laura indugiò un momento ad assaporare quella frizzante aria primaverile che aleggiava in città.
Per fortuna sua madre era sopraggiunta proprio in quell'istante, evitandole una sgradevole conversazione e... una morte dolorosa. Stava per perdere la vita e questo pensiero non la sconvolgeva, anzi, la eccitava.
Tra tutti gli uomini che l'avevano posseduta Bob era certamente quello in grado di accendere il suo fuoco. Adesso, però, trovava aberrante andare a letto con suo padre. Magari ci avrebbe fatto un pensierino.
D'un tratto un rombo riportò alla realtà la giovane, che aguzzò lo sguardo e scorse James Hurley in sella alla sua moto.
Quando il ragazzo accostò al marciapiede che fiancheggiava la sua abitazione, Laura si riversò in corridoio e, senza farsi notare dai suoi, si recò in giardino.

James scostò una ciocca di capelli dal viso di Laura e gliela portò dietro l'orecchio sinistro. Le carezzò una guancia. "C'è qualcosa che ti turba?".
La ragazza avvampò, poi scrollò la testa, lentamente.
"Andiamo, parlamene...", la incalzò il giovane sollevandole il mento.
Laura avrebbe tanto voluto vuotare il sacco, svelargli i suoi più intimi segreti, parlargli di Bob, lo spirito che dimorava nei boschi di Twin Peaks e che rendeva la sua esistenza un vero incubo. Ma non poteva: l'avrebbe messo in pericolo.
La fanciulla esalò un profondo respiro e, con aria di rassegnazione, abbozzò un cenno di diniego col capo. "Mi spiace, James, ma non posso farne parola con nessuno."
A quel punto il ragazzo aggrottò le sopracciglia e si drizzò in piedi. Allargò le braccia, esterefatto. "Come pensi possa funzionare la nostra relazione se mi nascondi dei segreti?!".
Laura restò inerte. Mosse le labbra, ma le parole le morirono in gola.
James, furente, si allontanò con passo deciso dal gazebo. "Me ne vado".
La giovane scattò in piedi, una lacrima le solcò una guancia. "Non andare via! Ti prego".
L'uomo, incurante delle sue suppliche, raggiunse il marciapiede che costeggiava il parco della città, montò in sella alla sua moto, avviò il motore e partì.
Ti ho letto con piacere,
RispondiEliminaè scorrevole. Mi piace.